MARVELIT Presenta:

 

di Mr. T

 

 

tie-in

 

Pareti in titanio spesse 47 cm, uno specchio/finestra bidirezionale transmaterico per spioncino, a guardarci dentro la stessa immagine delle passate 48 ore: un diamante puro incolore tagliato a rappresentazione di un corpo di donna di 260000 carati per 52 Kg in origine è disteso in posizione fetale in un blocco di titanio e gomma piuma.

Non proviene dalla Zaire o dalla Nuova Zelanda, l’hanno trovato nello spazio poco oltre l’atmosfera terrestre.

72 ore fa la donna più bella del mondo si è svegliata dal suo sonno imperscrutabile, ha sfondato noncurante pareti di titanio di 24 cm, ha fatto scappare nel terrore gli agenti S.H.I.E.L.D. di custodia e servizio nel suo percorso rettilineo di 12 m e 31 cm attraverso il complesso scientifico di Sviluppo & Ricerche di Fort Sam Sawyer e così come si è destata, all’improvviso si è fermata e ha urlato; 27 secondi dopo si è accasciata e non si è mossa dal suo giaciglio. Fino ad ora.

“Emma, cosa diavolo ti è successo?”

Henry McCoy, la Bestia degli X-Men, sorseggia il settimo caffè della giornata, lo sguardo palleggia dal rettangolo transmaterico ai dati uniformi rovesciati sui monitor di sistema.

Un puntino nero esce zigzagando al di qua dello specchio ronzando intorno alla testa irsuta del mutante con la laurea in biochimica.

“… dibile… uro diam… nico!…”

“Nonostante il mio udito fine, non ti sento in quelle dimensioni, Pym.”

McCoy si sofferma sugli ultimi dati, al suo fianco la formica parlante assume le dimensioni naturali di un uomo: il dottor Henry Pym, corrispondete mente scientifica degli eroi più potenti della Terra, i Vendicatori; sulle spalle porta uno zaino-razzo che si rimpicciolisce parimenti a un palmare a infrarossi per essere custoditi in un paio delle diverse tasche del costume blu.

“Dicevo che è incredibile, Hank! Sono stato all’interno della Visione in stato comatoso, un salto nel buio indimenticabile, ma questo! Non c’è dubbio che sia Emma Frost, ma quello in cui è tramutata! E’ puro diamante vivente! Ancora non riesco a capire come le membrane cellulari cristallizzate permettano il passaggio delle molecole.”

“La telemetria è ricca, l’analisi scrupolosa. Abbiamo sufficiente materiale su cui sbizzarrirci. Dalle prime letture non scarterei l’azzardo d’ipotizzare un fenomeno mutante analogo a quello di Colosso o di Husk, una nostra studentessa.”

“Hmm… Sì, concordo nel ritenerlo un processo naturale,” annuisce Pym smanettando la tastiera collegata al mainframe e leggendo le conclusioni dei test ricavati dal palmare, “pensi anche tu ad una reazione scatenante una post mutazione latente? Il comportamento catatonico sembrerebbe supporlo, per non parlare della passeggiata sonnambula che ha richiesto la terapia d’emergenza a 12 tra tecnici e agenti S.H.I.E.L.D..”

“Si è ritirata in se stessa, per proteggersi. Rivive in sogno il trauma subito. Ma quale? Cosa è successo agli X-Men?”

Preoccupato per le sorti degli amici fraterni, la Bestia dà voce ai pensieri sgraditi rivolgendosi inconsapevolmente a quella che spera con tutto il cuore non sia l’unica sopravvissuta.

“Oh, stelle e strisce!”

Emma Frost è in piedi, visibile oltre lo specchio, gli occhi aperti, non sono quelli di un folle, una mano sul fianco, la testa leggermente inclinata sulla destra, sembra in attesa da un’eternità, impudica delle sue nude forme perfette, brillanti sotto le luci al neon del laboratorio.

“Vuoi che te lo dica qui o prima mi fai uscire, McCoy? E raccogliete le vostre mascelle da terra prima di darmi qualcosa di decente da mettermi addosso.”

 

“Abbiamo superato la forza di gravità terrestre lanciandoci nello spazio a bordo del Blackbird modificato da Forge poco prima dell’arrivo della prima ondata di dischi volanti. Eravamo cinque X-Men, io, Jean Grey ai comandi, il mio caldo Ghiacciolo, gli altri due bei pezzi di maschio, Colosso e Wolverine e Ben Grimm, la Cosa, quell’ammasso di pietre che si crede ancora un uomo. Capitan America può dire quello che vuole ma noterai anche tu, Henry, che siamo solo mutanti in compagnia dell’incompreso, sfigato ed emarginato mostro dei Fantastici “mio-Dio-quanto-siamo-belli-intelligenti-amati-famosi” Quattro, quando tutti gli altri cosiddetti supereroi lavorano insieme in gruppetti eterogenei per prendere a calci in culo sti molluschi e ricacciarli dove sono venuti.”

“Ehm… Non credo che Cap possa minimamente aver pensato una cosa simile, Miss Frost.” Sussurra il Vendicatore, a disagio.

“Mi pare di non averle chiesto un parere, Pym. “ Sbotta Emma, snobbandolo, “Non si dimostri più noioso di quello che è e non m’interrompa.”

“E’ tutto a posto, continua Emma.”

“Ok, McCoy. Discriminazione a parte, Jean usò un’estensione di Cerebro per rintracciare i biotracciati mutanti presenti sulle navi aliene. Ne localizzammo una grossa all’interno della flotta che a detta di Peter Corbeau dello Starcore si era materializzata nei pressi del Sole. Il problema era avvicinarsi alla nave senza essere polverizzati nel farlo. Risolsi il dilemma passando a Jean dei codici d’identificazione alieni carpiti dall’agente speciale Raven in uno dei suoi viaggi esplorativi nelle menti di quei cosi e proiettati alla velocità del pensiero dal Professor X. Jean era già venuta in contatto con i marziani e non fu un problema aggirare il cervello primitivo degli invertebrati; ci scambiarono per una delle centinaia di minidischi – è pazzesco, mi sembrava di assistere ad uno scadente film degli anni 50 – che nel frattempo piombavano sulla Terra, senza aspettarsi il comitato di benvenuto.”

Emma riprende fiato inspirando un lunga boccata di fumo da una fine sigaretta con un lungo bocchino nero cromato offertagli della Bestia insieme ad un camice bianco, rimanendo per tutto il tempo nella forma diamantina, quasi fosse quella la sua vera natura. Henry Pym aveva sentito parlare del suo particolare caratterino, Hank McCoy intuisce che il lucente mutamento esterno getta un’ombra poco rassicurante all’interno.

“Jean era preparata a ciò che incontrammo, l’aveva visto con gli occhi della mente di Raven. Sul Blackbird c’invitò ad accogliere quelle immagini, non ebbe remore a confessarci la paura che provò nell’assistevi indirettamente. Mi chiesi se lo faceva per alleggerire il peso che portava o tentava di risparmiarci uno shock ancora più forte; tutte e due, credo. Il silenzio dello spazio siderale fermò i nostri pensieri per un tempo che non so quantificare, mi maledissi per non riuscire a fermare il tremolio di una mano. Non avevo il coraggio di guardare in faccia nessuno; sapevo che gli altri provavano le stesse emozioni, non serviva la telepatia, lo sentivo. Percepivo sgomento, paura, rabbia e pensieri assassini. Jean credeva di essere preparata a ciò che incontrammo…”

 

Il Blackbird si ferma all’interno dell’hangar della nave marziana. Si aspettavano un minidisco da battaglia atmosferico, si ritrovano sorpresi e impreparati a posare i globi oculari sulla lucida superficie nera del jet degli X-Men. Impossibile colpirlo coi sistemi di difesa perimetrali, lo scafo dell’hangar seguirebbe lo stesso destino, rischioso, troppo, isolarli con armi manuali di precisione, non è una strategia scatenare la guerriglia all’interno di un disco volante.

Un’esplosione di luce senza suono, una fenice di fuoco, apre le ali e nasconde il Blackbid, acceca i marziani e sbaraglia, terrorizzati, gli alieni presenti e le prime guardi accorse.

L’uccello fiammeggiante si alza in volo, aumenta di dimensione e invade il ponte. Protetti alla vista e alle armi, trasportati sulle ali telecinetiche della Fenice, gli ospiti inaspettati fanno breccia tra le pareti della nave sul loro cammino precipitate agli estremi dello zero assoluto dall’Uomo Ghiaccio e disintegrate sotto i colpi e la furia dei magli corazzati di Colosso e della Cosa aprendosi un varco tra le sale dall’ingegneria aliena, lunghi tubi trasparenti dalle forme geometriche più disparate, cilindri che si trasformano in spirali sempre più strette, orifizi che danno accesso a parallelepipedi immensi, trapezoidi e stelle e piramidi, labirinti traslucidi in cui centinaia di esseri tentacolari delle dimensioni di un pachiderma si assottigliano e si allungano, si attorcigliano e si flettono migrando da una postazione all’altra, azionando congegni e dettando comandi. La Fenice li attraversa eterea puntando sul bersaglio designato e si spegne lasciando i cinque X-Men e la Cosa in una struttura trapezoidale contenente migliaia di esseri umani assiepati in gabbie anch’esse trasparenti disposte su lunghe file.

 

"Niente male ragazzi! Ottimo lavoro di squadra!"

"Non dovresti sorprenderti Ben, siamo un gruppo della stessa ora dei Fantastici Quattro!”

“Uhm, d’accordo ghiacciolo, il mio era solo un complimento. Quell’uccello di fuoco, poi, Jean, è un uso fenomenale dei tuoi poteri."

“Era l’effetto che volevamo, no? I marziani non hanno ancora capito cosa li ha colpiti.”

"Jean ha scelto la Fenice quale manifestazione del suo potere, ne ha diritto.” Ricorda Colosso, con un sorriso accondiscendente.

"Sicuro, ma capirai che è una sorpresa anche per me."

“Non per noi Ben, l’Uomo Ghiaccio non ti ha forse ricordato che siamo un gruppo? Se un X-Man è nei guai allora lo sono tutti e siamo abbastanza grandi da essere responsabili delle nostre azioni. Non mi piace la piega delle tue parole, se hai qualcosa da dire, dilla o stai zitto!”

"Logan, Ben, va tutto bene, ragazzi, non è un problema." Afferma solerte Fenice, lanciando un’occhiataccia ai due amici.

"Cosa che non si può dire di quello!" esclama Emma Frost, richiamando l’attenzione del gruppo all’ammasso di individui alla loro spalle.

 

Uomini, donne, giovani, pochi bambini, nudi e contenuti in bare squadrate di 2 m per 1. Impossibilitati a muoversi dalla mancanza di spazio, ottimizzata per contenere un numero spropositato di individui, sempre in piedi, vengono nutriti con cicli regolari di 13 pasti ogni 24 ore meccanicamente pompando cibo, specificamente trattato a migliorare la qualità e la quantità del prodotto finale selezionato, in un tubo, giù lungo l’esofago fino allo stomaco.

 

"Dio mio, ma che gli stanno facendo?!" chiede Emma, a nessuno in particolare.

"Gli esseri umani rapiti... vengono s-studiati?!"

"No, Bobby, vengono allevati!"

"Cosa?!"

"Temo che Piotr abbia ragione, gente.” Fa Wolverine, “Osservate la struttura… è un allevamento intensivo di... bestiame, questo."

 

Mangiano, dormono, defecano, urinano, mangiano, urinano, dormono, mangiano, defecano, urinano, dormono; sono carne da macello per le tavole aliene.

Il pavimento è ricoperto dal liquame dei loro escrementi in esubero in rapporto alla velocità con la quale viene filtrato e smaltito, le esalazioni tossiche conseguenti causano danni cardiovascolari e respiratori, lesioni cerebrali che raggiunto un limite irreversibile destinano gli individui all’esportazione degli organi inutilizzabili per l’alimentazione alla sperimentazione genetica militare, perché gli alieni ci tengono alla loro salute.

 

"N- non mi sento bene..." Sbocca l’Uomo Ghiaccio, i cui piedi sono diventi di un color vermiglio giallastro.

"E' disumano, ci sono mutanti tra di loro."

"Non... non è diverso dai nostri allevamenti, Emma.” La riprende Colosso, indispettito. “Li ho visti da bambino in URSS, li ho notati nelle pianure americane. Creature fatte nascere per morire tra le sofferenze più atroci, senza nessun contatto coi propri simili, senza la possibilità di vedere la luce del sole, maltrattati per il semplice motivo che sono solo carne e latte, animali-macchina per la nostra alimentazione."

 

Gli unici suoni nel complesso sono le grida, i pianti, i gemiti degli essere umani, perché gli alieni non comunicano verbalmente, ma tramite la telepatia; la voce della morte dell’allevamento intensivo è la sola udibile.

 

"E con ciò, Colosso? Risparmiaci i tuoi sermoni provegetariano! Non stiamo parlando di un pollo, un vitello o un porco, ma di esseri umani! Propongo di spazzare via quei molluschi e di risparmiare altre sofferenze a questi disgraziati: se gli friggiamo il cervello, ci ringrazieranno!"

"Non è questo il punto, Emma. I 2/3 della produzione agricola mondiale è cibo per i milioni di capi di bestiame che distruggono il terreno coi loro zoccoli e lo avvelenano con l'ammoniaca dei loro escrementi, alzando la temperatura dell'atmosfera col metabolismo dei loro corpi."

"Quando il 100% dell'agricoltura basterebbe a sfamare il mondo intero? Non lo trovo divertente.” Mugugna la Cosa.

“Mi disgusta come tutti voi, Peter. Sono un cacciatore, mangio quello che prendo con le miei mani; troppo facile con un fucile, troppo ipocrita con un amo. Non tollero l'industrializzazione della morte di qualsiasi creatura vivente, ma siamo qui con una missione..."

"... E fino a prova contraria gli X-Men non sono assassini, no, Logan? Con gli occhi dell'agente Raven ho visto il destino che li aspetta, ma l'odore, i lamenti, il terrore nei loro sguardi persi... non credo di riuscire a sopportarlo.” Confessa Fenice, “Quando comprendi di aver superato il punto di non ritorno? Riusciremo mai a riportarli indietro? Riusciranno mai a tornare come prima?"

"Forse in cuor tuo sai già la risposta, amica mia.” Dice Colosso. “Quando li osservi, cosa vedi?"

 

Su cinghie trasportatrici gli esseri umani vengono condotti nelle celle pungolati da elettrostimolatori a basso voltaggio o portati nelle sale antistanti il macello in lunghe file.

Qui gli addetti alla preparazione sparano chiodi nella nuca degli individui, con pistole-tubo nere come l’oblio, dal basso verso l’alto, dal cervelletto ai lobi frontali, un colpo il più delle volte fatale, se l’individuo non ha ancora la forza di provare ad abbassarsi o a proteggersi con mani e braccia e c’è il rischio che il chiodo non faccia il suo dovere e ne serva un altro. Tutto rigorosamente alla vista vitrea, sempre che l’orrore non l’abbia pietosamente cancellata, degli individui che verranno, uno dopo l’altro; è una perfetta organizzata macchina dell’alimentazione industrializzata.

AI giovani individui, teneri e prelibati, ricercati e sani si preferisce ricorrere al salasso, trascinati per un arto sul sangue e gli escrementi dei passaggi altrui, tra urla che i macellai non vogliono sentire, che terrorizzano coloro che vivono ancora per qualche ora e tormentano quelli che saranno tenuti in vita per giorni, sono appesi a testa in giù su un gancio d’acciaio e sgozzati vivi, il sangue che cade a fiotti per terra e nelle vasche raccoglitrici.

Nei laboratori sperimentali gli individui selezionati, per la maggior parte in virtù delle loro latenti facoltà mutanti, sono un bene prezioso per la civiltà aliena: in cento anni di studi controllati gli alieni hanno sintetizzato una molecola in grado di resistere alla tossica, per loro, atmosfera terrestre. Inoltre sempre pronti a non esporsi in prima persona, incroci genetici hanno dato vita ad una generazione di alieni ibridi da addestrare alla conquista della Terra e all’eliminazione e sostituzione del genere umano, ovviamente quello superfluo all’allevamento.

Lobotomizzazioni chirurgicamente effettuate per studiare il comportamento umano; individui scuoiati e geneticamente modificati a riprodurre l’epidermide per la creazione di monili commercialmente appetibili dalle province interne dell’Impero.

Tumori alieni indotti artificialmente o impiantati su individui terrestri per testare cure efficaci. Ibridazioni con geni alieni create allo scopo di testare cloni umano-alieni a contatto con l’atmosfera terrestre.

Gli X-Men si scontrano con un orrore che li circonda, che non è dato sapere, ma che c’è, esiste. Se guardassero oltre, se si chiedessero come è stato possibile giungere a tanto, da dove arriva, se è tutto necessario, se c’è un’alternativa ne verrebbero a conoscenza. E se c’è, perché istintivamente intuiscono che dev’esserci per forza, allora cosa possono fare, loro cinque o anche uno solo, con il proprio comportamento?

 

"Devi decidere in prima persona, Jean, ma non ti lasceremo da sola. Ascolta Piotr, senza ansia, senza fretta, limitati a selezionare ciò che ci avvicina ai nostri obiettivi e a scartare ciò che ci allontana da essi... fanne la tua forza, non un ostacolo; preoccupiamoci solo di essere noi stessi, il resto verrà da sé, capo, così agisci con pace d’animo, parlo per esperienza.” Dice Wolverine, guardando negli occhi l’amica, “Per arrivare fin qua hai tagliato i collegamenti con gli altri ponti, i marziani sono disorganizzati, impreparati all'imprevisto, troppo sicuri di sé per porre una minima difesa alle gabbie..."

"Sì. E questa non è una nave da guerra! I pochi addetti alla sicurezza staranno cercando un modo per arrivare qua!"

"Se è così Iceboy, questo ci lascio lo spazio e il tempo per puntare al cuore!" Conclude la Regina Bianca.

"Sì. Sì, va bene. So cosa voglio. Isoliamo la zona, tiriamo fuori più persone possibili dalle gabbie e dai laboratori, impossessiamoci del controllo di navigazione e portiamo la nave a terra."

“E’ tempo di distruzione!”

 

Telecineticamente Fenice distrugge i cilindri di comunicazione tra una sala e l’altra, impedendo ai marziani di organizzarsi e di raggiungerli, isolandoli in camere stagne della nave. Con l’aiuto di Emma Frost crea un rumore telepatico di fondo che interferisce sulla comunicazione telepatica aliena, mandandoli in confusione e stroncando strategie di difesa sul nascere.

Colosso sradica le migliaia di celle, infaticabile, l’Uomo Ghiaccio colpisce da lontano, cristallizzando le molecole d’acqua negli immensi cervelli dei marziani che si trovavano nella sala e di quei pochi che li hanno raggiunti, coprendo le spalle all’amico corazzato e spianando la strada a Emma Frost verso i laboratori sperimentali. Wolverine l’affianca eliminando i marziani sulla sua strada, mutilandoli e sradicando loro gli enormi e letali denti a tenaglia, con la mente colpita dai ricordi e le immagini degli abusi in nome della scienza subiti, alla ricerca dell’arma perfetta, un altro mondo, le stesse violenze. 

 

Le persone liberate sono smarrite, non hanno dove andare, non sanno cosa fare, i loro salvatori sono solo in cinque e gli aguzzini sono migliaia; mutilati, seviziati, spettri degli uomini e delle donne che erano, prigionieri di centinaia di alieni, molti di loro sono nati in quella nave, una come tante altre.

Una come le altre. Gli X-Men si rendono conto che quella è una delle navi cargo della flotta marziana, trasporta viveri per le truppe durante l’assolto alla Terra, il centro dell’abominio è lontano anni luce.

Presi i comandi della nave, utilizzate le conoscenze rubate dall’agente Raven e telepaticamente trasmesse da Jean, decidono di pilotare la nave oltre il confine dell’atmosfera terrestre e creare nello tesso tempo un ponte radio con il centro di comando terrestre affinché il disco, il suo equipaggio e soprattutto il suo carico di vite umane venga scortato in un luogo sicuro.

La loro missione non è finita.

 

"Ho reimpostato le coordinate per il rientro a terra.” Comunica Fenice, attraverso le microricetrasmittenti nelle uniformi-X. ”Ho mandato un segnale di riconoscimento a Corbeau: la nave non verrà abbattuta dalla difesa terrestre, ma scortata in un posto sicuro. Si prenderanno cura dei superstiti. Ho trovato qualcos'altro: delle scialuppe di salvataggio automaticamente programmate per il rientro su Marte."

"Cosa aspettiamo a portare i nostri saluti?" Risponde Logan, sarcastico.

"Se abbiamo anche solo la possibilità di accorciare il tempo della sofferenza di altre persone, tovarisch, io sono con voi."

"Non avete pensato a come rientrare a casa? Potremmo stare via per un pò."

"Il Capitano non abbandona mai i suoi soldati.” Afferma Wolverine, sicuro del fatto suo.

"Vedo che non ti preoccupi di quello che potremmo trovare laggiù, Emma."

"Forse perchè non hanno ancora capito con chi hanno a che fare, Iceboy."

"Non posso mettermi in contatto con il Professor X, il rumore bianco telepatico me lo impedisce. Lascio una comunicazione allo Starcore con le nostre coordinate, è tutto quello che posso fare."

“E’ sempre il meglio di noi stessi, rossa. Ora portaci a quelle scialuppe."

 

Individuate le capsule di salvataggio dalla forma ovoidale, capaci di ospitare forme umanoidi, autoprogrammate per il rientro interplanetario, si scambiano un gesto d’intesa e si lanciano nello spazio, direzione Marte.

Espulsi tra le stelle osservano la Terra farsi sempre più piccola circondata da sciami di dischi volanti alieni.

Emma Frost lentamente si sta addormentando, come gli altri, anche su di lei l’effetto di una stasi onirica indotta durante il viaggio interplanetario prende il sopravvento.

Sulle prime pensa sia un’allucinazione, quell’ombrello gelatinoso che si dispiega sopra la sua testa, coprendola interamente, poi ode il sibilo dei muscoli che si flettono richiudendosi e una forza immane l’avvolge tra le sue spire.

In trappola, un urlo di terrore, soffocato dallo schiocco dei denti a tenaglia e qualcosa nella sua mente si dischiude; una scossa elettrica la percuote, come un fulmine, è il dolore provocato dalle fauci che s’avventano sul cervello tentando di aprirgli il cranio? O il marziano bruciato dal suo attacco telepatico? Non sa dirlo, nella morsa dei tentacoli non sente più il suo corpo, la testa è pesante e lontana, le sembra di sentire un denso e caldo liquido che le cola sulla testa, giù per il collo, una forte nausea improvvisa e nel buio vorticoso in cui precipita la vista, perde i sensi.

Il dente nero del marziano si è spezzato incontrando la sua carne tramutata in diamante; nell’ultimo tentativo di liberarsi, con un calcio sfonda la capsula. Risucchiati all’esterno, l’alieno ferito a morte perde la presa e si stacca, Emma Frost incosciente fluttua nel vuoto dello spazio.

 

“… e questo è tutto, credo. Immagino che adesso possa andarmene da qui. Ho una terribile voglia di un bagno caldo nella mia Yakuzi.”

I due Hank si guardano l’un l’altro, la sottile scia di fumo, coperto per tutta la lunghezza il soffitto, innesca una ventola d’aerazione. Miss Frost, indifferente, spegne meccanicamente ciò che resta della sigaretta in una tazza da caffè, posacenere improvvisato, seguendo con lo sguardo il fumo risucchiato oltre le grate.

La Bestia le porge un’altra sigaretta.

“Ci troviamo a xxx chilometri nello spazio, in viaggio verso Marte, a bordo di una Sentinella Master Mold modificata, ammiraglia della flotta terrestre. Andiamo a riprendere i nostri amici e a impedire che i marziani ci riprovino.”

 

 

CONTINUA SU GUERRA DEI MONDI #2

 

NOTE:

solo per dirvi che, ok, Emma mutata in diamante vivente è un’idea fresca fresca di Mr. Morrison su New X-Men. Il mio modo di vedere i personaggi, per lo più nelle loro caratteristiche di base e per una continuità d’immagine tra il fumetto originale e i racconti di fan fic, si rifà alla continuity ufficiale del Marvel Universe, perciò ho scelto anch’io di attuare questa rivelazione.
D’altronde risolve un problema di abbondanza (ed è per questo che ho scelto la versione Morrison della “nuova” Emma): ci sono ben 3 personaggi con poteri mentali in X-Men! Adesso solo 2½!
Come? Cos’è quel mezzo? La telepatia di Emma è sparita del tutto o no? Bene, partendo da un’intuizione di Morrison d’ora in poi ciò che scriverò su Emma e sulle conseguenze di questo cambiamento sono frutto della mia fantasia; nei prossimi numeri della serie capirete il perché di quel mezzo.
Cosa? Se per coerenza modificherò anche la Bestia? Non sono ancora del tutto convinto, non è già abbastanza felina? Fatemi sapere che ne pensate!

X-ciao!